"E' una tiepida giornata di fine inverno..."
“Martedì mattina, Trento. E' una tiepida giornata di fine inverno, percorro via Perini lentamente sbirciando le vetrine, fino ad arrivare al palazzetto in fondo al viale. Questo è il polo sociale della circoscrizione e qui il martedì si riuniscono le mamme della Rete. La riunione è già iniziata, mi siedo in circolo con loro. Ascolto distrattamente chi sta leggendo il resoconto della riunione precedente, e nel frattempo le osservo, un po' di sottecchi sperando di non infastidirle. Bellissime donne. Attente e silenziose. Con la dignità del loro ruolo e l'orgoglio di essere madri di ragazzi che vivono la vita con una grinta e una passione senza uguali. Donne sorridenti, sedute con la classe, l'eleganza delle regine. Donne che non ti chiedono nemmeno perchè sanno già tutto di te. Non piangono, combattono senza finzioni, senza maschera, con un fuoco interiore che dà una luce speciale ai loro occhi. E mentre sei quì, un po' fuori dal mondo, pensi a quanto vorresti confonderti nel mondo. Non essere più vista, più osservata. Fare una vita assolutamente normale. Grandi donne, dolcissime. Se regali loro un sorriso e due chiacchiere, se capiscono che la tua non è compassione, ecco che ti rispondono con allegria, e a te sembra di essere seduta davanti ad uno specchio. Ti conquistano con la grinta, ma sopratutto con la simpatia. E scopri che ciò che ti accomuna è l'umorismo, l'autoironia. E quando la riunione è finita e tu te ne devi andare un po' ti dispiace perchè il tempo è volato e non te ne sei nemmeno accorta. Non le conoscete le mamme della Rete di Trento? E le mamme dei ragazzi disabili della vostra città? Non sapete cosa vi siete persi.”
Le mamme della Rete
"15 o 100 sedie? Ovvero credere sempre nelle risorse della Comunità"
Quasi 20 anni fa, all’inizio della piccola storia della Cooperativa La Rete, accadde un episodio curioso che credo ci possa insegnare ancora qualcosa. Stavamo per lanciare l’informazione sul primo corso di formazione per volontari, dato che la componente volontari è sempre stata una colonna fondamentale per realizzare tutte le attività, e uno di noi aveva comperato alla Standa ben 15 sedie di plastica, da collocare nella stanza più grande della sede di allora, che altro non era che l’ex soggiorno dell’appartamento al primo piano di Via Taramelli. La previsione di iscritti era dunque di 15 volonterosi-volontari, sembrava già tanto!
Nel vedere questo, un altro di noi disse invece che avremmo dovuto scrivere sul cartellone che informava del 1° Corso per volontari la seguente frase: “Numero chiuso a 100 partecipanti”. La proposta venne sbeffeggiata e considerata un azzardo: e se si fossero davvero iscritte solo 15 persone? Ma lo si scrisse, con apprensione, ma anche con un fondo di fiducia nella risposta della Comunità trentina. Pochi giorni dopo telefonò una persona volonterosa per iscriversi e chiese ansiosamente se c’erano ancora posti, visto che erano limitati. Chi rispose al telefono consultò – per finta – dei fantomatici elenchi di richieste di iscrizioni e accettò la prima iscrizione a quel corso. Ne seguirono altre 127. Dovemmo superare la nostra soglia massima.
Di questo piccolo episodio ci ricordiamo con piacere, perché crediamo che ci insegni un paio di cose.
Primo: dobbiamo sempre e incrollabilmente avere fiducia nelle risorse dell’altro, sia esso persona o Comunità. Dobbiamo credere come sia possibile che le persone si attivino, che le Comunità esprimano il meglio di sé, con le libere volontà delle persone che decidono di contribuire al bene comune.
Secondo: dobbiamo trasmettere con chiarezza e con forza questa fiducia ai destinatari, facendo loro capire che siamo convinti che ce la faranno, che ci saranno, che realizzeranno il meglio. Dobbiamo comunicare una “profezia positiva” che fa accadere realmente le cose positive che ci attendiamo. Le persone che si sentono considerate, viste e sentite “in positivo” ripagheranno questa fiducia dando il meglio di sé. Come è accaduto venti anni fa nel primo corso annuale per Volontari.
Dario Ianes
"La cura al mondo"
“L'abbandono, la solitudine, il sentirsi esclusi sono purtroppo i sintomi del mondo attuale che corre nella foga del protagonismo e dell'esteriorità. La comprensione, la generosità, l'accoglienza, la disponibilità, l'umiltà, la relazione, la professionalità sono la cura al mondo che La Rete offre a tutte le nostre famiglie.”
Un genitore
"Con la Rete sono stata bene"
“Sogno spesso la notte. Quando sono andata al mare con la rete sono stata bene. Mi piacerebbe tornare anche il prossimo anno al mare con voi della rete.”
Marina