L'Abitare Inclusivo della Rete sul Corriere del Trentino
L'esperienza di Elio, Lara e Michele
27/08/2021
Ieri, giovedì 26 agosto, il Corriere del Trentino ha dedicato uno spazio a uno dei progetti di abitare inclusivo della Cooperativa, in particolare quello di via Grazioli, a Trento, che coinvolge Elio, Lara e Michele.
Riportiamo qui integralmente l'articolo a firma di Tommaso Giannantonio. Copyritgh: Corriere del Trentino
TRENTO Vita attiva, vita buona… È una rivoluzione silenziosa e poco appariscente. Si viaggia un passo alla volta. Non si ha paura dell’ignoto, anzi, l’imprevisto viene accolto come una «ricchezza pedagogica».
Gli appartamenti strabordano dalla dimensione privata e mirano a diventare luoghi di «umanizzazione delle nostre città». All’interno di ogni casa si percorre un sentiero diverso.
L’«abitare sociale» è, anzitutto, un crocevia di esistenze. In una delle palazzine di via Grazioli a Trento abbiamo incrociato le storie di Elio, Lara e Michele, tre persone con disabilità — rispettivamente di 50, 37 e 24 anni — che hanno scelto di vivere insieme: da maggio, oltre ad essere amici, sono anche coinquilini. Il piano di vita di Elio, Lara e Michele rientra in uno dei progetti della rete «Abitare il futuro », un gruppo di otto cooperative sociali aderenti a Consolida che operano in Trentino favorendo percorsi per un «abitare socialmente e umanamente condivisibile».
Così recita il titolo del manifesto culturale di «Etika», la bolletta economica-ecologica-solidale che sostiene i progetti di abitare inclusivo. Il primo principio sancito nel manifesto — elaborato dal sociologo Carlo Francescutti e dal pedagogista Piergiorgio Reggio — è uno dei capisaldi della Convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità: agli uomini e alle donne diversamente disabili «va garantita la possibilità di scegliere, su base di eguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza, dove e con chi vivere».
Il progetto che vede protagonisti Elio, Lara e Michele è promosso dalla cooperativa «La Rete». Tutti e tre avevano già partecipato alla «Scuola dell’abitare», in cui si sviluppano competenze propedeutiche ai percorsi di abitare inclusivo. Elio, quando è stata partorita l’idea, viveva già in co-abitazione con la figura dell’accogliente, una persona con un bisogno abitativo che accetta di condividere un alloggio con persone con disabilità, svolgendo una funzione di sostegno. Mentre Lara e Michele non erano mai andati a vivere da soli, un’esperienza solo in parte sperimentata nei servizi residenziali temporanei «Prove di volo». Il 3 maggio è stato il primo giorno nella nuova casa. «Era l’appartamento di mia nonna — ci dice Michele dopo averci accolto nel salotto —. La mia famiglia non sapeva cosa farne e ha deciso di darlo in affitto alla Rete per farci vivere me e altre persone ». Dal lunedì al venerdì Elio, Lara e Michele vivono nella casa di via Grazioli, poi il weekend tornano dalle loro famiglie. «Trovarsi il pranzo fatto non è male come cosa, però è anche bello farselo», scherza Michele. Elio e Lara, tre volte alla settimana, vanno a Seregnano per un progetto di agricoltura sociale, «Tutti nello stesso campo». Michele, invece, da un anno lavora come magazziniere per un’azienda di Mattarello.
Tutti e tre partecipano anche ad altri progetti e svolgono varie attività. «Io e Elio giochiamo a calcio assieme— dice Michele —. Papà ha messo su una squadra di calcio a 5 di ragazzi disabili e facciamo dei tornei interregionali». Elio e Michele, inoltre, si sono offerti di curare il giardino del condominio. È minima la presenza in casa degli educatori. «Il primo mese cercavamo di essere più presenti con 3-4 incontri infrasettimanali, invece ora facciamo solo una riunione in cui cerchiamo di creare un confronto e armonizzare i vari stili di vita», spiegano Loris e Mara, i due educatori responsabili del progetto. Per i primi mesi Elio, Lara e Michele condivideranno la casa con un’accogliente, Katia, poi non ci sarà più la presenza costante di altre persone. All’ingresso ’è un cartellone con i giorni della settimana per organizzare i turni di chi si occupa dell’immondizia, chi manda la lavatrice, chi cucina. Nei riquadri del calendario hanno appeso le loro foto. «Elio ha difficoltà a leggere e per lui è più facile guardare le immagini», spiega Michele.
Poi, come succede quasi sempre tra coinquilini, i turni «di volta in volta cambiano in base alla disponibilità». La casa è stata arredata da loro. Ogni camera ha una sua storia. «Questo era il letto di mia nonna, dov’è nata mia madre — racconta Elio —. È costruito con un legno buono, me l’ha sistemato mio fratello». Anche per Lara, figlia di un falegname, il letto ha un valore importante. «Me l’ha costruito su misura mio papà», dice mentre riordina la camera. Il progetto è il frutto di un’alleanza tra i servizi sociali, la cooperativa, le persone con disabilità e, soprattutto, le famiglie. «Per le famiglie è difficile accettare i progetti di abitare sociale perché all’inizio vengono visti come una sorta di abbandono — osservano i due educatori —. Anche per noi non è semplice, dobbiamo lasciare che emergano certe difficoltà, per poi affrontarle insieme. Bisogna accettare il rischio per sviluppare in loro l’autonomia, altrimenti sarebbe un progetto diverso ». Vita attiva, vita buona… Sono le due espressioni del manifesto di Etika che racchiudono la dimensione “ etika” dell’abitare sociale.
Tommaso Di Giannantonio